Anno: 2023
Località: Venezia
Finanziamento e Gestione: Venetian Heritage Foundation, Toto Bergamo Rossi
Superivisione: Direzione Regionale Musei Veneto, Daniele Ferrara, Claudia Cremonini, Giulia Passante
Valutazione e Installazione impianti elettrici: SPAZIOLUCE Srl, Diego Patron e Mattia Melfi
Lighting Technology: ERCO illuminazione Srl
Digital Management: Casambi, Paride Maimone
Pali da Casada: Cantiere Daniele Manin, Stefano Crosera
Immagini: courtesy STUDIO PASETTI
Foto: Angela Colonna
Hanno Collaborato: Chiara Brunello, Elisa Scarpa, Stefano Olivieri
Illuminare un palazzo sul Canal Grande, a Venezia, riguarda una materia delicata che coinvolge il tema
della valorizzazione notturna dell'architettura nella sua dimensione di relazione unica con l'acqua
e con la sequenza di edifici storici di cui fa parte. Nella città non esiste una tradizione consolidata
che abbia posto le basi per un modello a cui far riferimento per la valorizzazione notturna di edifici storici.
Di fatto, i palazzi dal quattrocento alla fine del settecento non avevano un'illuminazione elettrica e utilizzavano
torce, lampade ad olio e candele soprattutto negli ambienti interni. Tale condizione, all'epoca, aveva probabilmente
spinto l'ingegno verso una rappresentazione scenica dei palazzi per feste e celebrazioni con mezzi contenuti, ma pur
sempre coerenti con un principio universale: le forme di illuminazione tenue sono più d'effetto se accompagnate
da un flusso luminoso di tonalità calda, quella delle lanterne ad esempio. Infatti, a Venezia queste erano
particolarmente in voga, soprattutto negli spostamenti in gondola e per calli, trasportate dall'accompagnatore personale
il Codega. Tuttavia, la tradizione del "ricevere ed ospitare a palazzo" non ha lasciato traccia di rituali e modalità
particolari di illuminazione della facciata, in particolare nella contemplazione dall'acqua arrivando in barca.
IL CONCEPT
La facciata della Ca' D'Oro pone due livelli di ragionamento che riguardano da una parte l'obiettivo di individuare
un linguaggio ed un equilibrio nelle scelte di illuminazione della sua storica morfologia, dall'altra la necessità di
individuare un punto di riferimento progettuale che possa prevedere un rapporto armonioso con il suo intorno: il Canal Grande e
l'insieme dei Palazzi adiacenti. Il punto di partenza è costituito dallo stato di fatto che assume un valore percettivo
ed emozionale di alto livello in corrispondenza dell'imbrunire. Infatti, con il calare del sole ad Ovest la Ca' d'Oro
riceve una luce di tonalità calda mediata dai riflessi multipli dell'acqua e delle altre presenze lapidee affacciate
sul canale. Questo momento di transizione costituisce il passaggio dalla contemplazione diurna verso la percezione notturna che,
fino ai giorni presenti, dipendeva unicamente dalle luci spurie della navigazione e dell'antistante fermata del vaporetto.
Per questa ragione una "riscoperta" della percezione notturna della facciata accoglie, in primis, il recupero del suo
significato architetturale e la modulazione ritmica. In questa visione del palazzo, per volontà congiunta delle Soprintendenze
coinvolte, sono i volumi interni che danno il senso della profondità e della leggerezza per effetto della loro
luminanza che "fuoriesce" dalla pelle architetturale; una lettura pesata ed equilibrata tra i fori e gli elementi decorativi
della facciata affinché possa emergere il palazzo in tutto il suo splendore e nella sua completezza unitaria dal contatto
con l'acqua fino alle merlature del coronamento superiore. In un certo senso, è simile all'effetto diffuso dei
salotti e relativi affreschi che si possono contemplare durante il passaggio notturno in canale con barche o vaporetti.
Tuttavia, senza un contributo di illuminazione dal lato esterno del palazzo la facciata lapidea rimarrebbe in penombra.
Per questa ragione è stata studiata una soluzione integrata in appositi pali da casada concepiti e realizzati per accogliere
le nuove fonti luminose. Simili pali, storicamente, oltre a caratterizzare il singolo palazzo segnavano l'appartenenza ad una
famiglia nobiliare e venivano allestiti, la sera, con una piccola fiamma in sommità, successivamente sostituita con la
nota pigna del cappellozzo, tutt'ora in auge.
IL PROGETTO
La progettazione è stata condotta a partire da un primo approccio di analisi storica del palazzo in riferimento alle trasformazioni
e modifiche che hanno interessato la facciata policroma. In particolare la ricerca ha comportato una ricostruzione documentale per comprendere
in quali punti e su quali superfici fossero state applicate le dorature che hanno determinato il nome Ca' D'Oro impiegato da secoli.
La seconda attività ha riguardato la costruzione di un modello tridimensionale della facciata nei minimi particolari: rappresentazione
fedele dei materiali e relativi cromatismi. Tale lavoro ha reso possibile la messa a punto di una progettazione esecutiva individuando la
tecnologia più appropriata ed il relativo posizionamento dei corpi illuminanti seguendo il principio della loro minima invasività
e della loro massima resa ottica. La ricchezza dell'apparato decorativo e la specificità delle superfici con pieni e vuoti tipici
del gotico fiorito hanno suggerito l'utilizzo di alcuni temi luminosi interpretative che in un principio di crescendo compositivo si
distinguono tra due scene tenui "Acqua", in cui sono valorizzati riflessi tipici dei raggi di luce che lambiscono la superficie
lapidea, e scena "Tramonto" nella quale un fascio di luce morbido evidenzia i trafori dei loggiati al primo e al secondo piano.
Infine due scene generali evidenziano il principio di contrasto luminoso di tutte le forature della facciata e la visione dorata, emulando
gli effetti delle dorature un tempo presenti.
LA REGIA LUMINOSA
Il principio di regolazione di oltre 90 punti luce a LED, costituiti dagli innovativi apparecchi della Ditta ERCO, distribuiti tra flussi
luminosi per radenze, wall-washer di parete, flussi ovalizzati e diffusi, si basa sull'utilizzo di un sistema di controllo digitalizzato
(Casambi) puntuale, per un controllo capillare di gruppi o di singoli proiettori. Tale presupposto è strategico per una programmazione
della composizione luminosa nella sua intensità e nella sua forma distributiva completamente reversibile e modulabile. Sotto questo
punto di vista, la tecnologia digitale di controllo permette di calibrare a piacimento e nel tempo i singoli "pesi" visivi degli
archetipi delle facciate, ma allo stesso tempo definire dei modelli di riferimento a cui possono corrispondere dei valori di illuminamento
precisi nel rapporto tra luce e pietra per definire il compromesso ottimale tra la penombra ed il valore espressivo della presenza architetturale.
Il sistema di controllo consente quindi l'accensione di una scena principale per la contemplazione architettonica e numerose altre scene
oltre a quelle fissate negli obiettivi.
NOTE TECNICHE
Il progetto di illuminazione è realizzato utilizzando apparecchi a LED di ultima generazione, appropriati per un uso esterno, in
condizioni di ambiente salino. Le caratteristiche di innovazione delle sorgenti integrate permettono il raggiungimento di precisi livelli
cromatici, studiati appositamente in base alle proprietà di riflessione degli elementi lapidei del palazzo. Gli apparecchi illuminanti
sono stati installati nel massimo rispetto della pregevolezza e fragilità dell'apparato decorativo sia all'esterno sia
all'interno della facciata con modalità tradizionali e tecnica acrobatica in fune per il raggiungimento, in quota,
del coronamento superiore.
Year: 2023
Location: Venice
Electrical assessment and installation: SPAZIOLUCE Srl, Diego Patron e Mattia Melfi
Lighting technology: ERCO illuminazione Srl
Digital management: Casambi, Paride Maimone
Pali da Casada: Cantiere Daniele Manin, Stefano Crosera
Immagini: courtesy STUDIO PASETTI
Photo: Angela Colonna
Collaborators: Chiara Brunello, Elisa Scarpa, Stefano Olivieri
Illuminating a palace on the Grand Canal in Venice is a delicate matter involving the theme of
night-time valorisation of architecture in its unique relationship with the water and the
sequence of historic buildings of which it is part. In the city, there is no established
tradition that has laid the foundations for a model to refer to for the nocturnal valorisation
of historic buildings. In fact, buildings from the 15th to the end of the 18th century did
not have electric lighting and used torches, oil lamps and candles mainly in the interiors.
This condition, at the time, had probably pushed ingenuity towards a scenic representation
of palaces for festivities and celebrations with limited means, but still consistent with
a universal principle: dim forms of lighting are more impressive if accompanied by a flow
of light in warm tones, that of lanterns for example. In fact, these were particularly in
vogue in Venice, especially when travelling by gondola and through calli, carried by the
personal escort Codega. However, the tradition of 'receiving and hosting in the palace'
left no trace of rituals or special ways of lighting the facade, especially when contemplating
from the water arriving by boat.
THE CONCEPT
The facade of the Ca' D'Oro poses two levels of reasoning: on the one hand the objective
of identifying a language and a balance in the lighting choices of its historical morphology,
and on the other the need to identify a design reference point that can provide a harmonious
relationship with its surroundings: the Grand Canal and the ensemble of adjacent Palazzi.
The starting point is the state of affairs that takes on a high perceptive and emotional
value at dusk. In fact, as the sun sets in the west, the Ca' D'Oro receives a
warm tone of light mediated by the multiple reflections of the water and the other stone
presences overlooking the canal. This transitional moment constitutes the transition from
daytime contemplation to night-time perception which, until the present day, depended solely
on the spurious lights of navigation and the waterbus stop in front. For this reason, a
'rediscovery' of the nocturnal perception of the facade includes, first and foremost,
the recovery of its architectural meaning and rhythmic modulation. In this vision of the palace,
by the joint will of the Superintendencies involved, it is the interior volumes that give the
sense of depth and lightness due to their luminance that "leaks out" from the
architectural skin; a weighted and balanced reading between the holes and the decorative elements
of the facade so that the palace can emerge in all its splendour and in its unified completeness
from the contact with the water to the battlements of the upper crowning. In a way, it is similar
to the diffuse effect of the parlours and their frescoes that can be contemplated while passing
through the canal at night with boats or vaporettos. However, without a contribution of lighting
from the outside of the building, the stone facade would remain in semi-darkness. For this reason,
an integrated solution was devised in special casada poles designed and constructed to accommodate
the new light sources. Such poles, historically, in addition to characterising the individual palace,
marked the belonging to a noble family and were set up, in the evening, with a small flame at the top,
later replaced with the well-known pinecone of the cappellozzo, still in vogue today.
THE PROJECT
The design was conducted starting from an initial approach of historical analysis of the palazzo with
reference to the transformations and modifications that affected the polychrome facade. In particular,
the research involved a documentary reconstruction to understand in which points and on which surfaces
the gilding that determined the name Ca' D'Oro used for centuries had been applied. The second
activity involved the construction of a three-dimensional model of the facade down to the smallest
details: a faithful representation of the materials and their colours. This work made it possible to
fine-tune an executive design by identifying the most appropriate technology and the relative positioning
of the lighting fixtures, following the principle of their minimal invasiveness and maximum optical
performance. The richness of the decorative apparatus and the specificity of the surfaces with solids
and voids typical of floral Gothic suggested the use of certain interpretative light themes that in
a principle of compositional crescendo are distinguished between two soft scenes "Acqua"
(Water), in which reflections typical of the rays of light that lap the stone surface are emphasised,
and scene "Tramonto" (Sunset) in which a soft beam of light highlights the openings of the
loggias on the first and second floors. Finally, two general scenes highlight the principle of
luminous contrast of all the facade perforations and the gilded vision, emulating the effects of the
gilding once present.
THE LIGHTING CONTROL SYSTEM
The control principle of more than 90 LED lighting points, consisting of ERCO's innovative luminaires,
distributed between radiant, wall-washer, oval and diffuse light streams, is based on the use of a digitised
control system (Casambi) for precise control of groups or individual spotlights. This is strategic for a
programming of the light composition in its intensity and distribution form that is completely reversible
and modulable. From this point of view, the digital control technology makes it possible to calibrate the
individual visual 'weights' of the facade archetypes at will and over time, while at the same time
defining reference models to which precise illuminance values can correspond in the relationship between
light and stone in order to define the optimal compromise between penumbra and the expressive value of
architectural presence. The control system therefore allows the lighting of a main scene for architectural
contemplation and numerous other scenes in addition to those set in the objectives.
TECHNICAL NOTES
The lighting design is realised using state-of-the-art LED luminaires, appropriate for outdoor use in saline
environment conditions. The innovative characteristics of the integrated sources allow the achievement of
precise chromatic levels, specifically studied according to the reflection properties of the stone elements
of the building. The luminaires were installed with the utmost respect for the preciousness and fragility
of the decorative apparatus both outside and inside the facade, using traditional methods and acrobatic
rope techniques to reach the upper crowning.