Luogo: Galleria Nazionale Girgio Franchetti, Ca' d'Oro, Venezia

Committente: Venetian Heritage, Direzione Generali Museo Nazionali Veneto

Curatori: Venetian Heritage, Giovanni Sassu

Tecnologia: Formalighting (opere), ERCO (ambiente)

Installazione: SPAZIOLUCE

La pietà di Giovanni Bellini restaurata si svela nel vespero, in prossimità del San Sebastiano di Andrea Mantegna

Esplorare il rapporto tra le due composizioni

Introduzione

La Pietà di Giovanni Bellini, opera datata 1470-75 circa, restaurata da Venetian Heritage per mano di Lucia Tito è normalmente ospitata dal museo civico di Rimini. Per commemorare il sodalizio e l’eccellenza del risultato dell’intervento sul ripristino fisico- pittorico dell’opera è stata scelta una modalità espositiva singolare: la sua esposizione affiancata alla presenza della Cappella del San Sebastiano di Andrea Mantegna. A tal fine, un lavoro di sperimentazione sulla qualità spettrale dell’illuminazione è stato condotto con la restauratrice, direttamente presso il laboratorio nella stessa Ca’ d’Oro. L’anticipazione del pensiero sulla luce per la successiva esposizione, in fase di restauro, ha permesso di armonizzare una resa cromatica completamente sintonizzata sulle frequenze cromatiche emerse dal meticoloso lavoro di pulitura e minuziose integrazioni cromatiche. Lo STUDIO PASETTI ha contribuito alla realizzazione del progetto espositivo offrendo, in questo caso, le attività di ricerca di progettazione per la valorizzazione percettiva e per l’ambientazione delle opere.

Concept

Il progetto si basa sull’eccezionalità della compresenza di due opere di grande prestigio e di finissima tecnica compositiva. Diverse tra loro, la Pietà e il San Sebastiano sono calate in una dimensione di illuminazione soffusa costruita sulla base di un’idea di contemplazione molto singolare: una visione crepuscolare contenente due apparizioni calibrate secondo il principio del livello tenue di illuminamento con valori nettamente al di sotto dei limiti per la tutela e la conservazione. Tale visione unisce e separa al contempo la forza espressiva delle due opere. Lo scopo è quello di immergere il visitatore in una condizione onirica in cui l’occhio della mente, passati quale minuto di adattamento fisiologico alla luce tenue, entra in uno stato di contemplazione privilegiata che consente, soprattutto per l’opera restaurata del Bellini, di carpire la pienezza cromatica e la forza del segno grafico in tutta la sua poetica espressiva.

Realizzazione

Complessivamente l’opera di Giovanni Bellini risulta illuminata con due profilatori integrati l’uno all’altro nel loro effetto luminoso. Sulla superficie pittorica sono stati misurati 122 lux con un flusso luminoso caratterizzato da eccellente resa cromatica CRI 97,7 e 3058 gradi Kelvin, in assenza di U.V. e raggi I.R. come si evince dallo spettro a fianco riportato. L’opera permanente, del Mantegna, è illuminata nel contesto della Cappella con n.5 profilatori di piccole dimensioni a cui si sommano n.4 proiettori a fasci medi e larghi per l’integrazione luminosa dello spazio architetturale. Particolare attenzione è stata rivolta al 1 posizionamento delle fonti luminose per tenerle nascoste all’occhio dell’osservatore e, al contempo, limitare ai minimi termini i rischi di riflessioni sul vetro protettivo dell’opera. Il bilanciamento tra il soffitto dorato, le pareti marmoree e il pavimento lapideo composito è frutto di un lavoro congiunto con l’illuminazione d’accento del San Sebastiano all’interno di una programmazione (Casambi) in grado di offrire tre scenari contemplativi. Egualmente alle caratteristiche della Pietà, il San Sebastiano è illuminato al di sotto dei valori di conservazione con un equivalente eccellente resa cromatica.